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La volpe incantatrice

Avrei tanto voluto leggere questo libro a vent’anni, quando studiavo graphic design col sogno di trovare il mio posto nel mondo. O magari ancora prima, al liceo, ma “Big Magic” ancora non esisteva, e io – quasi sicuramente – non avrei avuto lo spessore di vita giusto per trarne beneficio.

Elizabeth Gilbert è quasi mia coetanea, e per i suoi lineamenti eleganti, un po’ appuntiti, uniti a un’aria furbetta e scanzonata, mi ricorda molto una volpe. Ascoltandola mi sono spesso chiesta se “ci è o ci fa”, nel senso che adoro molte delle cose che dice, ma resto spesso a chiedermi quante siano nella loro versione originale e quante siano state levigate ad arte, prima nel libro e poi nelle sue infinite esposizioni nei salotti online e nelle conferenze a pagamento.

Bummae_graphic design and illustration_Bummae_blog_Big_Magic_copertinaComunque sia, “Big Magic” è un libro col botto (anche in copertina!), una specie di Bibbia per chi desidera costruirsi una carriera creativa.


E’ basato sull’esperienza della Gilbert: scrittrice per vocazione, autrice di un fortunatissimo racconto prima best seller su carta, e poi come film (il celeberrimo “Mangia, prega, ama” con Julia Roberts), ma al tempo stesso consapevole “schiappa”, avendo scritto con costanza e ostinazione un’infinità di altri racconti, saggi, articoli, meno ben fatti o meno fortunati.

La questione di come costruirsi una carriera creativa infatti riguarda la carriera nella sua interezza: successi e fallimenti, vette e mediocrità, e SOPRATTUTTO il quotidiano dover comunque portare a termine il lavoro, bello o brutto che sia.


Questa chiave “pratica” e manualistica, in ottica femminile ma non troppo, è a mio avviso la vera pepita d’oro. Il ribaltamento di prospettiva, rispetto a molti dei luoghi comuni sull’arte, sul talento e sulla fortuna tipici di una certa educazione europea, per me è stato terapeutico.

Per luoghi comuni intendo:

  • la visione paludata e muffa dell’artista talentuoso e incompreso, consumato dalla sofferenza;
  • il maestro saccente, che elargisce dall’alto e a pagamento alcuni (ma non troppi) dei suoi segreti ai pochi eletti della sua scuola esclusiva;
  • l’illustratore che si sente umiliato dal non potersi mantenere con la sua arte e “deve” fare anche l’insegnante o il pizzaiolo..

L’ho letto, riletto e sottolineato più volte. A dispetto della vocina che tuttora sussurra “ma sarà tutto vero?” di cose ne ho portate a casa tante. Mi limito ad alcune, e ne consiglio di cuore la lettura.


“Non serve il permesso di nessuno per vivere una vita creativa”.

_ La creatività appartiene alla vita in sé, a QUALSIASI vita, in qualsiasi forma: cucinare, scrivere, allevare lama, coltivare piante. Quando fra paura e curiosità, scegliamo la curiosità, stiamo già camminando sul nostro sentiero creativo.

Non è necessario VIVERE di creatività: molti autori, scrittori, artisti hanno un normalissimo lavoro dalle-alle che li sostiene economicamente e lascia la mente sgombra e lo spirito leggero. La mancanza di denaro e la preoccupazione per il domani uccidono l’istinto creativo.

“Avere un lavoro non è mica un disonore. Disonorevole è mettere in fuga la creatività chiedendole di mantenervi.”

_ L’importante è dedicarsi alla propria arte con costanza e determinazione: il talento in sé non garantisce NULLA senza disciplina (la Gilbert si definisce una “disciplinatissima schiappa”).

Quindi impegnamoci e prendiamoci sul serio, ma al tempo stesso non troppo sul serio: occorre una buona dose di leggerezza negli alti e bassi del cammino, quando per esempio ci chiedono di rivedere o stravolgere una nostra opera per pubblicarla e ci coglie lo strazio, come se fosse un nostro “bambino”.


_ Scegli cosa pensare: sii positivo e gentile con te stesso e gli altri. La vita è un lavoro costante contro le nostre forze oscure, la decisione quotidiana di provare un’”ostinata contentezza”.

Non è vero che bisogna essere “dark e tormentati” per produrre buona arte: non serve coccolare i propri demoni, dopotutto non sono loro a fare il lavoro.

C’è spazio per tutti: l’idea della carenza ci precipita nell’invidia e avvelena le relazioni con gli altri creativi.


Non intristiamoci se non abbiamo potuto studiare da artisti. L’istruzione scolastica non è necessaria: “..temo che, in realtà, gli studenti che si iscrivono a questi corsi siano solo alla ricerca di una ratifica della propria validità: della prova di essere davvero creativi perchè un pezzo di carta lo conferma.”

_ Il successo dipende da talento, fortuna e disciplina: dato che possiamo controllare solo la disciplina, (il talento è genetico e la fortuna è cieca) tanto vale concentrarci su quella e farci il mazzo.

Però: “Attenzione, lavorare sodo non vi garantisce nulla nel regno della creatività (niente è garanzia di niente nel regno della creatività). Ma non posso fare a meno di pensare che una devota disciplina sia l’approccio migliore. Fate quello che amate fare, con serietà e leggerezza.”


Infine il mio capitolo preferito, il “panino alla cacca” (shit sandwich) cioè il lato B della vita creativa. In realtà è un’espressione dello scrittore Mark Manson, ma la Gilbert la rende epica: “…qualsiasi occupazione, per quanto meravigliosa, eccitante e affascinante possa apparire all’inizio, prevede la sua parte di merda, i suoi schifosi effetti collaterali. (…) Bisogna solo capire con che tipo di schifo vogliamo avere a che fare. Dunque la questione non è tanto cosa ci appassiona, quanto piuttosto cosa ci appassiona abbastanza da farci sopportare gli aspetti più sgradevoli del lavoro.”

Voglio figli? Ci saranno notti insonni. Voglio scrivere/dipingere/recitare? Verrò rifiutato o criticato mille migliaia di volte.


Bummae_graphic design and illustration_Bummae_blog_Big_Magic_dettaglioMi fermo qui, e mi rendo conto che non ho parlato della Grande Magia, che dà il titolo al libro.

Metà del menù infatti prevede ispirazione, divinità, spiriti, anima, mistiche coincidenze. Sono argomenti che personalmente tendo a decodificare da buddista, e non darei molta soddisfazione nel raccontarveli. Ma se amate il volo, Elizabeth Gilbert vi può sollevare e incantare per parecchie pagine, dipingendo la sua personale visione della “magia creativa”.

Per quanto mi riguarda, anche la sola fetta più pragmatica della torta vale ampiamente la lettura.

Quindi, qualsiasi sia il panino che avete scelto, auguri di cuore e buon viaggio 🙂