Cromorama _l’inevitabile
Di solito quando un libro ha queste dimensioni scatta la fobia del “mattone”. Ok, non sono due pagine, ma Cromorama è un “mattone” nel miglior senso della parola: un prezioso elemento di costruzione, una lettura che ti lascia qualcosa di solido, un nuovo importante pezzo della tua personale cultura visiva.
Uno dei momenti che amo di più del mio lavoro è quando devo scegliere i colori per un progetto o un’illustrazione. Il colore ha un fortissimo potere comunicativo, azzeccare quello giusto (o gli accostamenti migliori fra sfumature diverse per creare una palette), può fare un’enorme differenza.
Insomma per me cominciare a giocare coi selettori CMYK è un attimo di pura gioia.
Con queste premesse, come potevo non leggere Cromorama??
Intanto non è un “vero” mattone: è ricco di immagini, pagine intere di riferimenti visivi per capire bene di cosa si sta parlando. E poi, sia nel testo che nella scelta delle immagini, c’è un accostamento continuo fra arte “alta” e motivazioni pratiche, scienza e vita quotidiana, che rende la lettura sciolta sin dall’inizio.
Viviamo circondati da oggetti e immagini che ci comunicano un messaggio, e parte del messaggio è il colore stesso.
L’autore mostra l’evoluzione di questo complesso sistema di comunicazione, ragionando a partire dai colori. Perché un colore ha acquisito una valenza, un uso piuttosto che un altro?
Cromorama racconta la storia del colore come parte della storia della nostra civiltà. È suddiviso in capitoli, ciascuno dedicato a un colore in particolare, ed è anche un racconto di persone, per questo mi è piaciuto particolarmente.
Per la mia gioia di “casalinga della grafica” si rimbalza di continuo fra arte con l’A maiuscola e cultura pop, e c’è un capitolo sul cinema – che io adoro – che mi ha steso definitivamente (il contrappunto fra rosso e verde in “Vertigo – La donna che visse due volte” di Hitchcock).
Se si vuole approfondire, c’è tutta un’appendice di riferimenti teorici e scientifici che dimostra quanto questo racconto abbia delle basi serie (ma non ne dubitavo, ci sono voluti otto anni per scriverlo).
Se avete amici appassionati di cultura visiva regalateglielo subito, prima che se lo comprino da soli (come dice l’agente Smith in Matrix: “È inevitabile”).